Johan & levi: Parole E Immagini
Immaginare le storie. Atlante visuale per scrittrici e scrittori
publisher: Johan & levi
pages: 192
Perché una storia si metta in moto a volte è sufficiente che una certa immagine compaia nella mente dello scrittore con un'ins
Semplici formalità
by Giulio Iacchetti
publisher: Johan & levi
pages: 96
Come flora e fauna dei nostri paesaggi domestici e urbani, esistono oggetti che ci sfilano sotto gli occhi ogni giorno: utili
Viceversa. Il mondo visto di spalle
by Eleonora Marangoni
publisher: Johan & levi
pages: 160
Che siano solitarie o in compagnia, ignare o consapevoli di essere guardate, ribelli o ironiche, candide o sensuali, le figure
La storia dell'impressionismo
by John Rewald
publisher: Johan & levi
pages: 606
Quando nel 1946 compare la prima edizione, "La storia dell'Impressionismo" è subito celebrata per la straordinaria semplicità
Delirious museum. Un viaggio dal Louvre a Las Vegas
by Calum Storrie
publisher: Johan & levi
pages: 256
Indossando i panni sia del flàneur che del situazionista, Calum Storrie si imbarca in un immaginario percorso alla scoperta di
Corpo delle immagini, immagini del corpo. Tableaux vivants da san Francesco a Bill Viola
by Flaminio Gualdoni
publisher: Johan & levi
pages: 192
Quella dei tableaux vivants è una storia antica quanto il Pigmalione immortalato da Ovidio
Come vedere il mondo. Un'introduzione alle immagini: dall'autoritratto al selfie, dalle mappe ai film (e altro ancora)
by Nicholas Mirzoeff
publisher: Johan & levi
pages: 220
Che il potere delle immagini sia cresciuto a dismisura è sotto gli occhi di tutti
Mettere in scena l'arte contemporanea. Dallo spazio dell'opera allo spazio intorno all'opera
publisher: Johan & levi
pages: 262
L'opera d'arte e lo spazio che la circonda vivono in un rapporto di stretta interdipendenza: questo saggio mette a fuoco tale
Superfici. A proposito di estetica, materialità e media
by Giuliana Bruno
publisher: Johan & levi
pages: 316
In una cultura segnata dal virtuale e dal rapido susseguirsi di nuovi media, che posto diamo alla superficie, espressione stessa di una sostanza fisica? Spazio di confine fra mondo interno ed esterno, soglia che separa il visivo dal tattile, la superficie è anche e soprattutto un luogo di relazioni materiali. Per scoprire la materialità delle immagini che popolano il contemporaneo e coglierne la portata, diventa allora indispensabile esplorare lo spazio di tali relazioni e il modo in cui vengono mediate attraverso stipi ilici che assumono di volta in volta le fattezze di una pelle, di un vestito, di uno schermo cinematografico o di una tela, fino ad arrivare ai monitor che dominano il nostro vivere quotidiano. Seguire il filo di questi incontri significa svelare la tessitura che compone il visuale e comprendere che l'immagine non è un mero elemento bidimensionale, ma qualcosa di poroso, un'epidermide che assorbe il tempo, un luogo in cui possono concretizzarsi forme di memoria e di trasformazione, un dispositivo che mette in contatto dimensioni spaziotemporali distanti. Ragionando a fondo sulle relazioni oggettuali tra arte, architettura, moda, design, cinema e nuovi media, Giuliana Bruno si interroga sul concetto di materialità e sulle sue molteplici manifestazioni. Superfici è un magistrale vagabondaggio nella cultura visuale contemporanea, una passeggiata che attraversa gli ambienti luminosi di artisti come Robert Irwin, James Turrell, Tacita Dean e Anthony McCall, tocca le superfici tattili degli schermi cinematografici di Isaac Julien, Sally Potter e Wong Kar-wai e viaggia attraverso la materialità delle pratiche architettoniche di Diller Scoficidio + Renfro e Herzog & de Meuron fino all'arte di Doris Salcedo e Rachel Whiteread, nelle quali la tensione di superficie dei media si tocca con mano. Una dissertazione che riesce a sfatare un mito, che la superficie sia un fatto superficiale.
Atlante delle emozioni. In viaggio tra arte, architettura e cinema
by Giuliana Bruno
publisher: Johan & levi
pages: 590
Che cos'è la "geografia emozionale"? È che la domanda a cui Giuliana Bruno risponde attraverso le pagine del suo "Atlante delle emozioni", un sapiente e avvincente excursus che va dalla geografia all'arte, dall'architettura al design e alla moda, dalla cartografia al cinema, avventurandosi in un paesaggio vario e incantevole nel tentativo assolutamente originale di condensare in un'unica mappa la storia culturale delle arti visive e dello spazio. Vedere e viaggiare - sostiene l'autrice - sono inseparabili, e lo dimostra grazie a un montaggio evocativo di parole e immagini che trasformano il voyeur in voyageur, rivelando che non solo sight (vista) e site (luogo), ma anche motion (moto) ed emotion (emozione), sono irrevocabilmente connessi. Trasportandoci attraverso movimenti artistici, traiettorie storiche e memorie culturali, Bruno dischiude il mondo delle immagini emozionali. Nel farlo, ci parla del lavoro di artisti come Gerhard Richter, Annette Messager, Rachel Whiteread, Louise Bourgeois; di architetti come Daniel Libeskind e Jean Nouvel; dell'opera di numerosi cineasti tra cui Peter Greenaway e Roberto Rossellini, Chantal Akerman e Jean-Luc Godard, Michelangelo Antonioni e Pier Paolo Pasolini, Wim Wenders e Wong Karwai; dell'architettura del cinema e dei suoi precursori: gabinetto delle curiosità, museo delle cere, teatro anatomico, lanterna magica, georama e panorama, design di giardini, vedutismo, le arti della memoria e della mappatura...
Frenologia della vanitas. Il teschio nelle arti visive
by Alberto Zanchetta
publisher: Johan & levi
pages: 410
La morte è il topos più frequentato dall'uomo, un turbamento che dalla notte dei tempi ne contrassegna l'immaginario e le opere. Ogni epoca abbonda di simboli legati all'idea della transitorietà, ma fra tutti ne spicca uno: il teschio, simulacro spesso "pensoso" che ci ammonisce sulla vanità di ogni cosa terrena e ci costringe a riflettere sui fini ultimi dell'esistenza. Emblema della vanitas, il teschio ricorre nelle raffigurazioni medievali a suggello di corpi imputriditi che turbavano gli incauti viandanti. Emancipatasi dalla carne e ridotta a "corpo secco", la optima pars dello scheletro si avvia, già in pieno Rinascimento, verso il suo apogeo seicentesco. In seguito l'effigie scheletrica conosce alterne fortune. Nel Settecento perde gran parte dell'afflato macabro a vantaggio di rifioriture dei sottogeneri connessi al memento mori, senza esaurire, peraltro, la sua carica dirompente. E se nell'Ottocento conosce una fiacca ripresa, è nel corso del Novecento che riacquista buona parte del suo magistero. La sua esasperata popolarità corrisponde però al crinale del nuovo millennio, quando teschi e scheletri tornano a signoreggiare fra le arti visive. Un vertiginoso incremento, quantitativo più che qualitativo, a cui non corrisponde automaticamente una rinnovata vitalità. Sembra infatti che l'arte si sia a tal punto assuefatta all'effigie del teschio da esserne quasi anestetizzata.
Pino Pascali
Il libero gioco della scultura
by Tonelli Marco
publisher: Johan & levi
pages: 144
Pino Pascali ha attraversato la storia dell'arte italiana come una folgorante meteora