Quodlibet: Habitat
Amate l'architettura. L'architettura è un cristallo
by Gio Ponti
publisher: Quodlibet
pages: 320
«Non un libro per gli architetti, ma per gli incantati dall'architettura»
Costruire in Francia. Costruire in ferro. Costruire in cemento
by Sigfried Giedion
publisher: Quodlibet
pages: 192
In questo libro seminale del 1928 - qui riproposto in una edizione il più possibile fedele all'originale -, Sigfried Giedion r
Testi sulla (non più) città
by Rem Koolhaas
publisher: Quodlibet
pages: 230
Atlanta, Singapore, Dubai, Parigi, Lilla, Berlino, Tokyo, New York, Rotterdam, Mosca o ancora Londra: con il suo sviluppo diso
Con la coda dell'occhio. Scritti sulla fotografia
by Marina Ballo Charmet
publisher: Quodlibet
pages: 181
Il soggetto privilegiato della fotografia di Marina Ballo Charmet è il «sempre visto», ciò che rimane sulla soglia della perce
Contro l'oggetto. Conversazioni sul design
by Emanuele Quinz
publisher: Quodlibet
pages: 314
«"È impossibile definire il design"
Argomenti per un dizionario del design
by Ugo La Pietra
publisher: Quodlibet
pages: 480
«Quando, attraverso il tempo, l'evoluzione del linguaggio passò da poche parole a un numero di espressioni sempre maggiore, di
Il falso è l'autentico. Politica, paesaggio, design, architettura, pianificazione, pedagogia
by Lucius Burckhardt
publisher: Quodlibet
pages: 256
Storico, paesaggista, designer e urbanista, Lucius Burckhardt è stato un pensatore tanto influente quanto eccentrico
La città scritta. Carlo Aymonino, Vittorio Gregotti, Aldo Rossi, Bernardo Secchi, Giancarlo De Carlo
by Stefano Boeri
publisher: Quodlibet
pages: 211
Nata come tesi di dottorato, "La città scritta" è stata in seguito rielaborata e ampliata in un saggio che affronta il pensiero e l'opera di tre fra i più importanti architetti del secondo Novecento italiano ed europeo: Carlo Aymonino, Vittorio Gregotti e Aldo Rossi. I loro libri e i loro edifici più celebri sono il materiale di studio alla base del "racconto urbanistico" di Stefano Boeri che, scritto trent'anni or sono, ha poi subito un lungo e intermittente processo di riscrittura, costantemente caratterizzato, però, da una decisa opposizione all'"ossessione normativa". L'ultima parte del volume è dedicata ai ritratti inediti di altre due figure cruciali dell'urbanistica italiana, quelle di Bernardo Secchi e Giancarlo De Carlo, in un accostamento originale e affatto personale che costituisce soprattutto un omaggio a due modi differenti di leggere e scrivere la città.
Superstudio. Opere (1966-1978)
publisher: Quodlibet
pages: 790
Questo volume è il "meridiano" del Superstudio. Raccoglie per la prima volta tutte le opere, i testi e i progetti, del più celebre gruppo di "architettura radicale", secondo la definizione canonica di Germano Celant. Dopo cinquant'anni in cui alle rimozioni storiografiche si sono alternati continui revival sia in ambito nazionale che internazionale, il libro fa il bilancio di questa eccezionale esperienza collettiva dell'architettura del Novecento. Oggi i disegni, i modelli, i celebri fotomontaggi, le lampade, i tavoli e gli altri oggetti di design creati dal Superstudio sono esposti in molti musei del mondo, fra cui il MoMA di New York, il Centre Pompidou di Parigi, il Frac di Orléans, il Centro per l'arte contemporanea Pecci di Prato e il MAXXI di Roma. Non deve quindi meravigliare che il Superstudio sia un classico. Tutti i progetti del Superstudio, dai più noti "Il Monumento Continuo" e "Le dodici Città Ideali" a quelli più estremi generati dal ciclo della Cultura materiale extra-urbana, sono qui generosamente illustrati da un'enorme mole di disegni e documenti inediti, frutto di un lungo e accurato lavoro di ricostruzione archivistica.
L'architettura della partecipazione
by Giancarlo De Carlo
publisher: Quodlibet
pages: 144
Il percorso accademico e professionale di Giancarlo De Carlo congiunge in un'unica vocazione due termini etimologicamente contrapposti: architettura e anarchia, tenendosi sempre al riparo dalle allucinazioni utopistiche tipiche, ad esempio, degli anni Sessanta e Settanta, e anzi mantenendo sempre dritta la barra della "ricerca di un metodo e, soprattutto, di un rigore capaci di restituire credibilità all'approccio disciplinare (Tafuri)". Nello scritto qui pubblicato egli tenta di dimostrare in forma lineare e lucida come l'idea di una architettura partecipata - "quando tutti intervengono in egual misura nella gestione del potere, oppure - forse così è più chiaro - quando non esiste più il potere perché tutti sono direttamente ed egualmente coinvolti nel processo delle decisioni" - possa costituire un'utopia realistica, cioè compiutamente realizzabile. Le distinzioni teoriche messe in campo a tale scopo: progetto vs processo, funzione vs uso, ordine vs disordine e così via, forniscono un armamentario utile ancora oggi per chi tenti di mettere in moto nuove pratiche di partecipazione non solo in campo architettonico.