Books of Claudio Giunta
Inferno. La Commedia di Dante raccontata da Claudio Giunta
by Claudio Giunta
publisher: Feltrinelli
pages: 276
"Perché mai dovreste leggere la Commedia, questo libro lungo, difficile, remoto da noi nella sua visione del mondo, e che ha a
Come non scrivere. Consigli ed esempi da seguire, trappole e scemenze da evitare quando si scrive in italiano
by Claudio Giunta
publisher: Utet
pages: 328
Al lavoro: schede, memorandum, presentazioni
«Ma se io volessi diventare una fascista intelligente?». L'educazione civica, la scuola, l'Italia
by Claudio Giunta
publisher: Rizzoli
pages: 176
«Ma se io volessi diventare una fascista intelligente, perché mai la scuola e lo Stato dovrebbero impedirmelo?»
Le alternative non esistono. Vita e opere di Tommaso Labranca
by Claudio Giunta
publisher: Il mulino
pages: 264
Tommaso Labranca è morto nell'estate del 2016
Gli italiani
by Claudio Giunta
publisher: Il mulino
pages: 196
Cogliendo un passaggio inquieto fra le sopravvivenze di una tradizione sgretolata e i sintomi di un futuro da decifrare, Gli i
Come non scrivere. Consigli ed esempi da seguire, trappole e scemenze da evitare quando si scrive in italiano
by Claudio Giunta
publisher: Utet
pages: 328
Al lavoro: schede, memorandum, presentazioni
E se non fosse la buona battaglia? Sul futuro dell'istruzione umanistica
by Claudio Giunta
publisher: Il mulino
pages: 306
In "Mio figlio professore", anno 1946, il bidello Aldo Fabrizi, diventato padre, annuncia che da grande il figlio farà "er pro
Mar Bianco
by Claudio Giunta
publisher: Mondadori
pages: 286
All'inizio c'è una macchia nerastra oblunga che si muove. Bisogna aspettare qualche secondo: un lampo bianco, una scossa della macchina da presa, e la pellicola diventa più nitida." La macchia è una lunga fila di prigionieri, sorvegliati da una squadra di guardie armate; il filmato è un documentario degli anni Venti su uno dei primi gulag sovietici nelle isole Solovki, un arcipelago del Mar Bianco, nel nord della Russia. Un secolo dopo, tre amici fiorentini - non più giovani ma non ancora veramente adulti - partono per le Solovki per lavorare al restauro di un antico monastero ortodosso. Pochi giorni dopo spariscono senza lasciare traccia. Mentre la polizia archivia il caso come un incidente, il giornalista freelance Alessandro Capace decide di andarli a cercare. Capace è un "brillante fallito" di trentasei anni e vive anche lui a Firenze, "questa città di provincia liquidata un tanto al chilo ai turisti internazionali, questo mercato di ciarpame en plein air, questa Venezia senz'acqua, questo luna park a misura di teenager americana ciabattante in infradito, questa Cancùn rinascimentale dove uno ha sempre l'impressione che, a parte i camerieri, nessuno veramente lavori". Saranno i suoi articoli e la sua tenacia a tenere viva l'attenzione intorno alla misteriosa scomparsa dei tre amici. Dove sono finiti? Sono scappati, o qualcuno li ha fatti sparire? E in entrambi i casi: perché? Sono davvero amici, come anni di vita comune, dal liceo in poi, lascerebbero credere?
Essere #matteorenzi
by Claudio Giunta
publisher: Il mulino
pages: 80
In confronto, Berlusconi era normale. Coi suoi doppiopetto, la sua faccia fintamente pensosa, la sua commovente devozione alla "bienséance". Ma Renzi? La camicia bianca con le maniche rimboccate, l'uso aggressivo dei social network, l'imitazione di Fonzie, la doccia gelata per i malati di SLA, l'eloquio infarcito di cool, smart e storytelling... In meno di un anno, Matteo Renzi ha cambiato lo stile e il linguaggio della politica italiana. Tra interviste, comizi, talk-show, libri scritti da lui o dai suoi ghost-writer, ce n'è ormai più che abbastanza per una fenomenologia: quella che Claudio Giunta ha affidato a questo saggio esilarante, spietato e, insieme, sorprendentemente simpatetico.
Tutta la solitudine che meritate. Viaggio in Islanda
publisher: Quodlibet
pages: 183
Baciati dalla fortuna (niente neve, poca pioggia) e sfruttando la luce delle lunghissime giornate di maggio, Claudio Giunta ha preso appunti, Giovanna Silva ha scattato le foto, e insieme hanno fatto il giro dell'Islanda, da Reykjavik a Reykjavik, con varie deviazioni fuori dal percorso della Route 1, su strade piuttosto accidentate, per vedere posti che 'sentivano' (a ragione) di dover vedere. Alla fine, sulla carta è rimasto: (1) un certo numero di immagini, più che altro immagini di una solitudine che può apparire sinistra ma che è invece, a starci dentro, addirittura euforizzante: non solo lava, cascate e ghiacciai ma anche centrali elettriche perse in mezzo al niente, cimiteri di campagna, una base della NATO che ha chiuso i battenti e si sta trasformando in un pezzo del paesaggio; (2) la traccia dei colloqui con un numero sorprendentemente alto di persone interessanti (nella geografia umana esiste un indice della 'densità di persone interessanti'? Se esiste, l'Islanda sta in cima alla classifica); (3) un tentativo - anzi più tentativi - di risposta alla domanda: perché mai uno, venuto al mondo venti paralleli più a sud, dovrebbe amare l'Islanda?
Tutta la solitudine che meritate. Viaggio in Islanda
publisher: Quodlibet
pages: 178
Baciati dalla fortuna (niente neve, poca pioggia) e sfruttando la luce delle lunghissime giornate di maggio, Claudio Giunta ha
Il paese più stupido del mondo
by Claudio Giunta
publisher: Il mulino
pages: 174
Se parlate con un europeo che ha vissuto per vent'anni in Giappone vi dirà: "Vent'anni non sono sufficienti. Avevo le idee più chiare quando sono arrivato qua". Per capire un'altra cultura, un altro popolo, servono decenni, e non è detto che bastino. Ma quanti sono quelli che vivono per vent'anni in Giappone, o a Londra, o a New York, o a Sharm-el-Sheikh? Pochi. Molti di più sono quelli a cui capita di passarci una settimana, o un mese, o un semestre, o un anno: per una vacanza, o per studio o lavoro, o perché una moglie o un marito sono nati lì. Questa temporanea estraneità al luogo in cui ci troviamo, questo "passare per" un paese o una città che lasceremo presto, e che presto dimenticheremo, è uno dei tratti peculiari dell'esperienza moderna. Ecco perché la descrizione di questo genere di esperienza è interessante: perché questo spaesamento prima o poi riguarda tutti. "Il paese più stupido del mondo" è un saggio sul Giappone nel quale non si dice niente di profondo o di originale sul Giappone. Non è un saggio su un luogo ma sull'esperienza di un luogo. Il fatto che il luogo non sia Londra o New York o Sharm-el-Sheikh ma il Giappone (che naturalmente non è il paese più stupido del mondo) rende tutto più difficile, interessante e, inevitabilmente, superficiale. Ma la superficie conta.