Ombre corte: Culture
Storia politica del filo spinato. Genealogia di un dispositivo di potere
by Olivier Razac
publisher: Ombre corte
pages: 157
Vecchio più di un secolo, il filo spinato non è mai stato un semplice attrezzo agricolo. Quasi subito si è mostrato uno strumento politico di grande rilevanza, la cui efficacia gli ha garantito un ruolo di primo piano in tre delle maggiori catastrofi della modernità. Negli Stati Uniti ha contribuito alla colonizzazione delle praterie del West e dunque all'ultima tappa dell'etnocidio degli Indiani d'America. Nel corso della Prima Guerra mondiale ha fortificato le trincee, dove sono morti milioni di uomini. Infine, è stato la recinzione elettrificata dei campi di concentramento e di sterminio nazisti. Ma la sua storia non finisce lì. Il filo spinato ha continuato a essere largamente utilizzato quasi ovunque: attorno ai campi e ai pascoli in campagna; in città, sui muri o sui cancelli delle fabbriche, delle caserme, delle prigioni e delle abitazioni di famiglie preoccupate. Ma anche lungo le frontiere nazionali, sui campi di battaglia o per sorvegliare uomini da far sopravvivere, da rispedire ai loro paesi, da uccidere... Tuttavia, il fatto che continui ad avere successo non significa che sia ancora il punto tecnologicamente più avanzato di gestione dello spazio. La tendenza attuale è di chiudere, gerarchizzare e controllare lo spazio con altri mezzi ben più sofisticati, ancora più leggeri e reattivi. Ma è poi così nuova questa tendenza? Contrariamente alla percezione che se ne ha, il filo spinato corrispondeva già a un allontanamento dalla pesante materialità della pietra, a una virtualizzazione delle separazioni massicce. Si trattava già di perdere in consistenza per guadagnare in potenza. Ma, in questo modo, annunciava il proprio superamento, il tempo in cui anch'esso sarebbe stato troppo vistoso e pesante, e avrebbe dovuto essere sostituito da tecniche più leggere, da dispositivi più discreti, che tracciano confini immateriali: non di legno, non di pietra né di metallo, ma di luce, onde e vibrazioni invisibili.
L'esperienza dell'estremo. Vita e pensiero nei campi di concentramento
by Peloso Luca
publisher: Ombre corte
pages: 172
Quello qui presentato è uno studio comparativo sui campi di concentramento nazisti e staliniani, intesi sia come l'espressione
Il tempo delle istituzioni. Percorsi della contemporaneità: politica e pratiche sociali
by Ubaldo Fadini
publisher: Ombre corte
pages: 179
Le trasformazioni attuali della questione sociale richiedono un diverso modo di concepire il tema delle istituzioni, da svolgere sempre di più nella modalità della messa a fuoco di una produzione di spazi in grado di assicurare -alle emergenze/urgenze del sociale - una significativa loro soddisfazione, al di là dello stesso scontato richiamo al ruolo dello Stato. E in questa direzione che muove il testo di Fadini, attento a cogliere una linea di "istituzionalismo critico", lungo il Novecento, effettivamente alternativa alla riconduzione del complesso istituzionale alla figura - per richiamare Althusser - dell'"apparato ideologico di Stato". E allora in tale senso che si delinea il rinvio ad esponenti di un pensiero filosofico (e non) sostanzialmente "eretico", quali ad esempio Elias Canetti e Gilles Deleuze, capaci di fornire spunti di analisi ancora fertili in vista di una riflessione sulle nuove istituzioni possibili del movimento dell'autonomia sociale. Sullo sfondo di tutto questo si coglie un rinnovato interesse alle questioni politiche e ai complessi istituzionali che possono sostenere al meglio o comunque in maniera crescente la soddisfazione di desideri di apertura e libertà, di ciò che cresce - al livello delle pratiche di soggettivazione - sui terreni di un'esperienza sempre più problematica a causa delle situazioni contraddittorie, difficili, di un paesaggio socio-culturale in grande trasformazione.
Inventare il nuovo. Storia e politica in Jean-Paul Sartre
by Luca Basso
publisher: Ombre corte
pages: 268
L'affermazione di Gilles Deleuze, secondo cui "Sartre sapeva inventare il nuovo", delinea un profilo vitale del filosofo francese, in profondo disaccordo con l'immagine passatista che spesso ne è stata fornita. Il libro è incentrato soprattutto sugli scritti sartriani del dopoguerra (con particolare riferimento alla Critica della ragione dialettica), contraddistinti da un confronto intenso con il marxismo. Il filo rosso è costituito dal rapporto fra la singolarità sia del soggetto sia della congiuntura politica rispetto a uno schema onnicomprensivo, e l'universalità della Storia, sulla base di un tentativo di comprendere il senso di quest'ultima a partire dal richiamo alla praxis: si tratta però di una relazione aperta, in cui non si perviene mai a una sintesi compiuta. In tale quadro svolge una funzione cruciale l"'invenzione del nuovo" da parte del "gruppo in fusione", nella materialità della dinamica rivoluzionaria, con la sua forza dirompente ma anche con le sue zone d'ombra. L'approccio critico, dopo il 1956, nei confronti dell'Unione Sovietica, unitamente all'interesse per la situazione cubana, e al sempre maggior rilievo delle lotte anticoloniali e di una serie di nuove esperienze che troveranno nel 1968 una loro condensazione, spingono Sartre a una continua riarticolazione della riflessione politica.
Il genere tra neoliberalismo e neofondamentalismo
publisher: Ombre corte
pages: 207
Nell'ora dell'offensiva neofondamentalista contro il gender cosa significa difendere la tesi per cui il "genere" costituisca ancora uno strumento di critica, e di lotta, anche in epoca neoliberista? Il neoliberismo, come noto, mira ad aggirare quelle esclusioni fondate sul genere ancora determinanti in epoca fordista, e lo fa mettendo in campo strumenti atti a includere le minoranze di genere e sessuali nei processi produttivi e di valorizzazione (diversity management, pinkwashing), come anche offrendo possibilità di soggettivazione, individuali e collettive, facendo leva sulla smobilitazione e sulla privatizzazione di soggetti e istanze un tempo conflittuali. Ma questi processi di inclusione coincidono con una sovversione delle gerarchie sulle quali si basavano le precedenti esclusioni, oppure non sono una naturalizzazione di quelle stesse gerarchie, sempre suscettibile di cambiare di segno nel momento in cui le condizioni dell'inclusività diventano precarie? L'odierna crociata neofondamentalista contro il gender, infatti, sembra innestarsi su questa precarizzazione delle condizioni di inclusività, attraverso la quale lo stesso neoliberismo esibisce il suo lato più repressivo, e autoritario.
Una ribellione mancata. La figura dell'inetto nella letteratura di fine Novecento
by Manuela Spinelli
publisher: Ombre corte
pages: 174
A circa un secolo di distanza dalla pubblicazione di "Una vita", la figura dell'inetto continua a occupare la scena letteraria italiana. Non sempre amato, spesso criticato per la sua debolezza e il suo carattere velleitario, ritorna prepotentemente soprattutto negli anni Ottanta e Novanta del Novecento, tanto da spingere a interrogarsi sul senso da attribuire all'inettitudine. Ma che cosa significa essere "un inetto"? Si tratta davvero solo di un personaggio abulico, che ha rinunciato a vivere? E se invece dietro il suo atteggiamento inerte e passivo si nascondesse un tentativo di ribellione, il desiderio che tutto ciò che lo circonda imploda? Attraverso l'analisi testuale condotta su alcuni romanzi della fine del Novecento (tra gli altri, "Vita standard di un venditore provvisorio di collant", "Per dove parte questo treno allegro", "Diario di un millennio che fugge", "Tutti giù per terra"), l'autrice cerca di mettere in luce la polisemia del personaggio e il suo rapporto con la società. Seguendone il percorso ci si accorgerà allora che il carattere inerte dell'inetto riesce a esprimere una lucida e puntuale critica sociale, dando voce al disagio di tutti coloro che non vogliono conformarsi e che cercano di mettere in discussione i modelli dominanti.
Vita, politica, rappresentazione. A partire dall'«Italian Theory»
publisher: Ombre corte
pages: 205
Quando si parla di Italian Theory ci si riferisce a un canone, a un paradigma, a un contro-canone, a uno stile di pensiero? È
L'Europa deporta. Richiedenti asilo nella rete del regolamento di Dublino. Ediz. italiana e inglese
publisher: Ombre corte
pages: 196
Un'esperienza di ricerca sociale partecipativa e, allo stesso tempo, un esperimento di fotografia documentaria
Migranti e Stato. Saggio su Abdelmalek Sayad
by Raimondi Fabio
publisher: Ombre corte
pages: 157
Abdelmalek Sayad (1935-1998), sociologo algerino, allievo, amico e collega di Pierre Bourdieu, è l'autore di una teoria delle
L'uomo neoliberale. Capitale globale e crisi della democrazia
by D'Alessandro Ruggero
publisher: Ombre corte
pages: 141
Dal 2008 imperversa una crisi economica e finanziaria che da temporanea e circoscritta, come pensavano o cercavano di farci cr
Logiche dello sfruttamento. Oltre la dissoluzione del rapporto salariale
publisher: Ombre corte
pages: 126
Lo sfruttamento è ancora oggi la chiave imprescindibile per comprendere il capitalismo e le sue intrinseche contraddizioni. Tuttavia, con la crisi del modello di sviluppo industriale e fordista, il rapporto salariale perde progressivamente la sua centralità sociale, esplodendo, fino quasi a dissolversi. Conseguentemente, i modi del comando capitalistico mutano drasticamente. Seguendo un approccio interdisciplinare, gli autori cercano di spiegare come le logiche dello sfruttamento si organizzano e funzionano in questo nuovo scenario, a partire dalla convinzione che sia necessario rivisitare l'armamentario concettuale della tradizione marxiana. In particolare, essi propongono, attraverso il concetto di imprinting, di considerare, accanto ai processi di sussunzione (del lavoro al capitale), l'imporsi, nel capitalismo contemporaneo, di un'altra logica dello sfruttamento che non assume il lavoro produttivo e salariato come suo spazio privilegiato di funzionamento ma che anzi vede le componenti riproduttive della vita divenire centrali nell'estrazione e nell'appropriazione del valore. Il volume si chiude con un saggio di Christian Marazzi del 1978, in cui alcuni dei temi qui affrontati sono posti per la prima volta.
R/esistenze precarie. Lavoratori universitari e capitalismo cognitivo
publisher: Ombre corte
pages: 189
Questo libro inserisce l'università nel più vasto scenario di trasformazione del lavoro intellettuale